L’anno Paolino 2009

Pubblicato giorno 10 Ottobre 2016 - Senza categoria

sanpaoloCelebriamo insieme l’anno Paolino

Orsoline Missionarie del Sacro Cuore e laici: seguendo le orme di San Paolo per annunziare il Vangelo.

MEMORABILE INCONTRO DI AMICI A ROMA. 24 maggio 2009, Roma


“E’ stato un incontro  molto bello, ma soprattutto edificante”.Questo è stato il giudizio generalizzato di coloro che sono intervenuti all’incontro Missionario Paolino dello scorso 24 maggio a Roma.

Il pellegrinaggio ha visto presenti l’Associazione Amici del Faloria, l’Associazione Servizio e Condivisione Se.Co. ed altri laici collegati alla Congregazione delle Orsoline Missionarie del Sacro Cuore, con la partecipazione di circa cinquanta persone provenienti  da tutta Italia: erano infatti rappresentate molte regioni dal nord (Veneto con Cortina) al sud (Calabria con Reggio Calabria). Non tutti si conoscevano tra loro ma l’affiatamento è stato immediato  e sembrava quindi tutti si incontrassero come fossero vecchi amici che non si vedevano da lungo tempo. Questo è stato il primo bel risultato dall’insegnamento che deriva da una lunga militanza con le nostre Suore che hanno saputo imprimere in ciascuno di noi un genuino spirito di fraternità ed amicizia.

La giornata si è svolta in maniera assolutamente ordinata in quanto studiata nei minimi particolari; gli orari sono stati così perfettamente rispettati. Un plauso alla organizzatrice assente però per improvviso malessere. Di Federica abbiamo comunque tutti parlato e le abbiamo rivolto un pensiero affettuoso e grato.

La partenza in pullman dalla casa generalizia di Via Nomentana  è stata puntuale così come l’arrivo alla Basilica di San Paolo fuori le mura dove subito ha avuto luogo la celebrazione eucaristica nella cappella di Santo Stefano. L’omelia di Padre Alfonso S.J. è stata di grande stimolo  perché forte è stato il richiamo alla fede di Paolo; al suo esempio dovremmo  ispirarci per una vita sempre più rispondente alle aspettative che il Padre ha su di noi.  Belle sono state anche le preghiere dei fedeli lette con perfetta dizione da alcuni presenti l’ultimo dei quali si è però commosso al punto che  alcune sue parole sono state  opacizzate da una lettura lacrimosa dovuta ad una forte emozione.

E’ seguita una visita storico artistica della Basilica che molti dei presenti non avevano mai avuto la possibilità di visitare in precedenza. Due  sono stati gli argomenti  che hanno maggiormente colpito: l’esistenza di una necropoli posta sotto al livello del pavimento dove è stata poi abbastanza recentemente individuata la tomba del Santo apostolo delle genti e la seconda la presenza dei ritratti dei papi, da San Pietro in poi,  posti l’uno dopo l’altro al di sopra dei colonnati che dividono in cinque  navate la grande chiesa. L’ultimo di questi tondo accoglie l’attuale Pontefice Benedetto XVI  ed è l’unico illuminato e pertanto facilmente individuabile. In tutto questi ritratti sono oltre 260.

Al rientro in Via Nomentana, nell’ ampio e ben curato giardino, abbiamo trovato i tavoli già imbanditi di tante prelibatezze. Personalmente debbo dire che ho apprezzato in modo particolare la “pizza ternana”, cortesemente portata  da un gruppo di amici residenti a Terni  e che hanno mantenuto un ottimo (in tutti i sensi!) rapporto con le nostre suore non più presenti in quella città con le loro attività educative .

Ottimo anche il resto: dall’acqua bella fredda (era  infatti una giornata estiva con il termometro oltre i trenta gradi!) al formaggio parmigiano, dai dolci al riso freddo condito, dalle banane fritte alle albicocche, dal gelato alle bevande varie, ecc.

La Madre Generale, in assenza di Federica, ha svolto in prima persona il ruolo di organizzatrice ed accompagnatrice ufficiale del gruppo. Grazie Madre Luisa, ha svolto bene anche questo compito. Alla presenza poi di numerose suore e giovani  ha quindi aperto il buffet dopo  una breve preghiera. A seconda delle differenti esigenze di orario (partenza dei treni, viaggi in macchina, ecc,) tutti piano piano si sono allontanati dopo promesse  di reciproche visite e dopo aver espresso alla suore il più sincero affettuoso ringraziamento.

Ho comunque una nota di rammarico. Pochi erano gli Amici del Faloria presenti ( i romani sono stati solo 4!) ; hanno perso tanto.

La sera di sabato 23 , purtroppo chi scrive non era presente, mi è stato riferito che, in un incontro sul tema “Orsoline e laici insieme sulle orme di San Paolo” si è svolto un balletto posto in essere dalle giovani provenienti da diversi  paesi dell’estremo oriente dove operano le Suore. Tutti coloro che hanno assistito all’esibizione  sono stati colpiti dalla qualità dello spettacolo che era stato organizzato da tempo con indubbio impegno anche per le numerose prove fatte perché l’edizione finale non presentasse alcuna sfasatura. Così è stato e quindi un plauso alle giovani studenti e a tutti i presenti che hanno consolidato il vincolo nella “grande famiglia Orsolina”.

Massimo Gattamelata

27 maggio 2009  


OMELIA  di Padre Herbert Alphonso SJ

(OMSC: Anno Paolino)

24 maggio 2009

Carissime sorelle e fratelli:

il Vangelo, appena proclamato, unisce significativamente nel fatto dell’ Ascensione sia la gloria e signoria del Cristo Risorto che la missione della Chiesa.

Dopo la sua ultima apparizione ai discepoli, il Signore Risorto lascia apparentemente i suoi, ma la sua presenza invisibile si intensifica, raggiungendo una profondità e un’ estensione che non era possibile mentre Gesù si trovava ancora nel suo corpo terreno. Grazie allo Spirito che il Signore Gesù manderà dal Padre, Egli (Gesù) sarà sempre presente là dove ha insegnato agli apostoli a riconoscerlo – diciamo a discernere la sua presenza ed attività: cioè, nella sua parola, nei sacramenti, nei fratelli e sorelle, e soprattutto nella missione. Non si tratta, dunque, come gli apostoli all’Ascensione del Signore, di guardare e contemplare il cielo con nostalgia, ma di essere testimoni del Signore Risorto a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra – sì, testimoni del Signore Risorto sulla terra degli uomini, per noi oggi, testimoni di Gesù Risorto per i nostri fratelli e sorelle del mondo contemporaneo; si tratta, cioè, di collaborare con lui (il Risorto) realmente presente ed attivo nel suo Spirito alla costruzione e crescita del suo regno.

Così, l’Ascensione non è un episodio o evento che si possa descrivere isolatamente; è un aspetto o una faccetta di quell’unico gioiello della nostra fede cristiana, ossia del Mistero di Cristo, che è il Mistero Pasquale. Il Signore Risorto scompare agli occhi dei suoi discepoli non per essere assente ma addirittura per essere più profondamente e più vivamente presente in loro e in mezzo a loro mediante il suo Spirito. Il Risorto inizia così con i suoi discepoli un altro, un nuovo, tipo di rapporto talmente efficace, che tutto sarà ormai colmato della sua presenza.

A dire il vero, l’Ascensione è quel momento di passaggio in cui i discepoli sono chiamati ad abbandonare la sponda familiare dei modi di presenza di prima del loro Maestro e Signore, per abituarsi ed essere educati a una nuova ancora sconosciuta terra, cioè, la terra in cui saranno invasi dallo Spirito del Risorto; grazie a questo Spirito, il Risorto sarà e rimarrà vivamente, effettivamente ed efficacemente presente nei discepoli e in mezzo a loro.

Orbene, mentre altri autori sacri presentano l’Ascensione sia come l’altra faccia della risurrezione di Cristo, sia come un segno della superiorità cosmica del Risorto, Luca (così come l’abbiamo ascoltato nella prima lettura d’oggi) ce la presenta come la fine di una tappa del piano salvifico di Dio, come segno della perenne presenza di Gesù Risorto in mezzo agli uomini e donne, con cui si apre così un tempo decisamente nuovo – quello dello Spirito e della Chiesa missionaria. Da quel giorno il Vangelo – ossia, la Buona Novella – è affidato a noi, consegnato nelle nostre mani, per essere recepito e disseminato responsabilmente.

Fortunatamente per noi, che stiamo oggi celebrando l’Anno Paolino come questa famiglia estesa delle Suore Orsoline Missionarie del Sacro Cuore, è precisamente il grande apostolo missionario san Paolo che traduce in termini assai pratici questo nuovo tipo della presenza viva del Signore Risorto in mezzo ai suoi mediante il suo Spirito d’unità, d’amore e di pace. E’ infatti Paolo, scrivendo dalla prigione dove sta incarcerato a causa del suo essere testimone coraggioso del Signore Risorto nel proclamare il Vangelo di Gesù, che ci indica come possiamo oggi essere i collaboratori e le collaboratrici validi dello Spirito del Risorto nella missione evangelizzatrice della costruzione del Regno di Dio. Lo abbiamo ascoltato nella seconda lettura dell’odierna liturgia della Parola. “Vi esorto”, inizia Paolo, “io prigioniero del Signore a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto” – la vocazione cristiana, la vocazione religiosa — “con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza , sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello Spirito, per mezzo del vincolo della pace”.

Carissimi fratelli e sorelle, non è vero che la nostra esperienza quotidiana come apostoli cristiani attivi – diciamo come missionari del Nuovo Testamento -­ci insegna che l’ostacolo e l’impedimento principale che blocca il frutto e l’efficacia nell’adempimento della nostra missione ha a che fare con i rapporti interpersonali tra noi stessi in primo luogo — tra noi stessi che il Signore ha chiamato a collaborare strettamente con lui e il suo Spirito nella diffusione del Vangelo e dei valori evangelici; ripeto, tra noi stessi in primo lungo, per non parlare dei rapporti nostri con coloro che cerchiamo di servire nel nome del Signore Risorto, rapporti nostri con coloro che cerchiamo di attrarre alla Persona di Gesù e alla sua comunione di un solo cuore e di una sola anima, per così costruire ed edificare il Regno universale di amore, giustizia e pace? Non è vero tutto questo dalla nostra esperienza quotidiana? E’ qui giustamente che Paolo ci offre, alla fine di questo stesso brano della sua lettera agli Efesini, una straordinariamente forte espressione di quella schietta libertà evangelica che ci rende testimoni viventi del Vangelo del Risorto. Dice Paolo letteralmente: “vivendo la verità con e nell’amore”. Un tale “vivere la verità con amore e nell’amore” cimenta, approfondisce e consolida quell’unità che lo Spirito del Risorto ha già donato a noi con il nostro battesimo e la nostra cresima. E’ questa testimonianza viva e vivente del Vangelo, più delle nostre parole ed attività, che gli uomini e le donne d’oggi stanno cercando e di cui hanno sete e fame, per poter aderire alla Persona e alla causa di Cristo Gesù.

In questo preciso senso è indirizzato l’esortazione di Paolo non solo agli Efesini, ma a tutti noi oggi. La meditazione paolina sul duplice mistero dell’ Ascensione e dell’effusione dello Spirito che abbiamo ascoltato verso la metà della seconda lettura della liturgia odierna ha un messaggio concreto per noi. Quando, citando il Salmo 67, Paolo dice “è asceso al cielo” e poi “ha distribuito doni agli uomini”, egli ha a cuore questo preciso scopo: — cioè, Cristo, disceso sulla terra e fino alle profondità degli inferi, per poi risalire al cielo, ha, quale il Risorto, riempito tutto l’universo e ne ha preso possesso; ha ricapitolato in sé ogni cosa. Seduto alla destra del Padre, ha inviato lo Spirito per mantenere viva e fortificata l’unità tra i suoi nella diversità di doni e ministeri distribuiti liberamente tra le persone, uomini e donne. In fin dei conti, sottolinea Paolo con enfasi, soltanto l’amore può costruire e conservare l’unità del corpo di cui Cristo, via-verità-e vita, è il capo.

A guisa di conclusione permettetemi, carissime sorelle e fratelli, di fare mie proprie le parole di congedo che Paolo ha indirizzato agli anziani della Chiesa di Efeso che egli aveva convocato a Mileto. Secondo gli Atti degli Apostoli queste sono le ultime parole della vita pubblica di san Paolo prima che cominci la sua passione: “E ora – conclude Paolo – vi affido al Signore e alla Parola della sua grazia che ha il potere di edificare” – edificarvi, come parte integrante del Corpo di Cristo che è la Chiesa, ed edificare l’universale Regno di Dio. Amen!